venerdì 1 gennaio 2010

"Inter, io non me ne vado"


ABU DHABI - Anche se lo finisce a muso duro e incavolato con parecchia gente, Josè Mourinho si dice soddisfatto del suo 2009. Degli ultimi 365 giorni, forse, cambierebbe solo il suo cattivo rapporto con la stampa italiana, anzi la "guerra", come la definisce lui, Sono le sue ultime parole dell'anno, arrivano ad Abu Dhabi a margine del miniritiro dell'Inter sul Golfo. La trasferta si chiuderà il 2 gennaio a Riyad, con un'amichevole contro l'Al Halil per l'addio al calcio di Al Temyat, gloria sportiva dell'Asia.
Che 2009 è stato per Josè Mourinho?
"Un anno positivo, sono soddisfatto. Per me e per i miei collaboratori è il campionato a fare testo più di ogni altra competizione. E' in campionato che si capisce la squadra più forte, perché nell'arco di 36-40 partite viene fuori per forza la migliore, e le sfumature o i dettagli, gli errori degli arbitri o dei giocatori, pesano di meno. Così lo scudetto che abbiamo vinto quest'anno è stato fondamentale per capire la nostra forza, per aumentare la nostra autostima. E ancora sullo scudetto puntiamo per il 2010: è il nostro obiettivo. Poi sappiamo bene che la Champions League è un torneo più "mediatico", che porta prestigio enorme al club che lo vince, dunque puntiamo anche a quella. Ma la Champions è la competizione delle sfumature, un dettaglio può essere decisivo. Lo so bene io che ho perso una semifinale nel 2005 per un gol fantasma. E lo sa bene il Barcellona, che quest'anno è arrivato in finale solo per un gol all'ultimo minuto di Iniesta a Stamford Bridge. Diciamo allora che cercheremo di meritarci la fortuna che è necessaria per vincere la Champions, e di fortuna, come nel caso del Barcellona 2009, a volte ce ne vuole tantissima".
E' auspicabile che anche il suo rapporto con l'Italia cambi, visto che negli ultimi mesi l'abbiamo vista sempre più cupo, sempre più a disagio in Italia e nel calcio italiano?
"Non mi permetto di giudicare il paese, i suoi stili di vita: sono qui solo da un anno e mezzo e non potrei. Ma nello specifico, non mi piace il rapporto che si è instaurato tra me e la stampa sportiva. Non è un rapporto positivo. Potremmo anche discutere per ore, ma tanto si rimarrebbe tutti delle stesse opinioni. E' una guerra, sì. Magari mettiamo la parola tra virgolette perché le vere guerre sono altre e non era mia intenzione scendere in guerra con la stampa. Ma la situazione è questa. Da parte mia è una guerra persa prima di iniziare, perché io sono solo contro tutti. E allora perderò pure questa guerra, ma non perderò la mia indipendenza, il mio modo di pensare. Non sarò mai politicamente corretto, non dirò mai le cose che gli altri vogliono sentirsi dire. Non sarò mai un "lecca-qualcosa", anche se pure questa è una brutta parola. Sono indipendente. Dirò sempre quello che penso e basta, andremo avanti così e finiremo così".
Qual è il problema principale?
"Chiedo che le mie parole non vengano strumentalizzate. Chiedo che non vengano estrapolate frasi dal contesto per farmi dire cose che non penso. L'altro giorno in un'intervista al "Sun" ho detto che sono stato molto bene in Inghilterra e che un giorno tornerò lì, ma non mi piace lasciare i progetti a metà e che sicuramente fino a giugno allenerò l'Inter. Prima ancora, in un'altra intervista, ho detto che ho un contratto con l'Inter fino al 2012. La sintesi di queste due interviste, letta sui giornali italiani, è stata che io me ne andrò a giugno prossimo. Capisco le difficoltà di tutti, capisco la crisi dell'editoria, capisco che le parole di Mourinho, strumentalizzate, facciano vendere... Allora capisco che mi devo adeguare".
Parliamo di Inter: Eto'o ha chiesto al ct del Camerun, Le Guen, di permettergli di giocare Chievo-Inter del 6 gennaio prima di andare in Coppa d'Africa. Lei come si aspetta che finisca questa storia?
"Se io fossi al posto di Le Guen lascerei Eto'o all'Inter. Per me la cosa più importante è avere un giocatore felice, e dato che Eto'o vuole giocare Chievo-Inter, glielo permetterei: il Camerun in fondo gioca la prima partita in Coppa il 13 gennaio. Tra l'altro nell'ultima Coppa d'Africa Eto'o lasciò la competizione a metà svolgimento per tornare in Spagna a giocare una partita col Barcellona, poi tornò in Africa. Se gli hanno dato il permesso quella volta, in una situazione molto particolare, mi aspetto che glielo diano anche ora. Inoltre l'Africa deve capire che è in debito col calcio europeo, i cui club hanno permesso ai giocatori africani di crescere moltissimo. Dal 2004 in poi, quando Drogba, Essien e Kalou vennero nel mio Chelsea, l'Europa ha spalancato le porte ai giocatori africani, che prima avevano solo talento, adesso invece grazie all'Europa sono giocatori completi. In definitiva: mi aspetto che Eto'o rimanga con noi, ecco. Però chissà come va a finire".
All'Inter sembra che stia per arrivare Pandev, ma non c'è ancora nulla di ufficiale. Com'è la situazione?
"Tutti sanno che mi piace Pandev. Mi piace il suo carattere in campo, mi piace la sua duttilità tattica: può adeguarsi tranquillamente a tutti i nostri moduli. Tutti conoscono le mie idee su Pandev, all'Inter e fuori dall'Inter. Ma per ora nessun dirigente, né Moratti, né Branca, né Oriali, mi ha detto nulla sull'acquisto di Pandev. Quindi aspettiamo".
A Riyad si gioca l'amichevole contro l'Al Hilal: che Inter vedremo? "Rischiamo di perdere, anzi perderemo di sicuro. I miei giocatori sono stanchi, stremati per il lavoro compiuto in questi giorni. Hanno le gambe pesanti e non so se riusciremo a non perdere: l'avversario è veloce, talentuoso, grintoso. Ma noi siamo qui per preparare il prosieguo della stagione, non l'amichevole con l'Al Hilal"

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